La "poesia pura" di Paul Valéry


"I miei versi hanno il significato che gli si presta. Quello che gli ho dato io non serve che per me, e non lo credo opportuno a nessuno. È un errore contrario alla poesia il pretendere che a ogni componimento corrisponda un significato vero, unico e conforme o identico a qualche pensiero del poeta".

Paul Valéry


Ambroise Paul Toussaint Jules Valery nasce a Sete il 30 ottobre del 1871. Il padre, Barthélemy, è un controllore delle dogane di origini corse, la madre, invece è la genovese Fanny Grassi, figlia del console del Regno di Sardegna a Sete. Dopo aver frequentato il liceo, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Proprio negli ambienti universitari avrà l'occasione di conoscere Mallarmè e altri esponenti importanti del mondo culturale dell'epoca. Si avvicina alla poesia e pubblica alcuni componimenti poetici che risentono di tutti gli influssi intellettuali del Simbolismo. Per lui la poesia è un gioco di intelligenza,  un chiaro segno dell'altezza dello spirito. Purtroppo nel 1892 la sua ispirazione poetica subisce un duro colpo: l'amore del poeta per una ragazza spagnola e una profonda crisi interiore lo porteranno a ripudiare la scrittura che definisce, addirittura, una vanitosa forma di autoaffermazione personale. Lui stesso chiarirà in seguito, in un saggio su Poe, di aver avuto quella che lui chiama " una crisi dello spirito" dipesa dalle paure e le incertezze dei suoi vent'anni.  Crisi che lo porta ad annotare quotidianamente su un diario tutte le sue riflessioni con lo scopo di un ottenere un rigido controllo sul suo intelletto. In questi diari,  che verranno pubblicati solo dopo la sua morte, riporterà tutte riflessioni filosofiche, estetiche e antropologiche. In realtà Valéry, pur allontanandosi dalla poesia, non l'abbandonerà mai del tutto. Nel 1894 si trasferisce a Parigi e lavora come redattore presso il Ministero della Guerra. Sono anni che vedono proliferare la sua scrittura . In tal senso sono importanti alcune opere che mettono in luce il suo ideale estetico: " Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci" ( 1895) e "Serata con il signor Teste" ( 1896). Per quanto riguarda la figura di Leonardo, c'è da dire che Valèry ne è davvero affascinato. Per lui Leonardo è il vero eroe dell'intelletto in quanto capace di osservare il mondo con uno sguardo eclettico : di poeta, di pittore, di scienziato, di inventore, di naturalista, di fisico. Teste invece non è altri che una trasposizione dello stesso poeta. Figura leonardesca che ha una vita del tutto immaginaria: grazie all'immaginazione egli riscopre le leggi dello spirito. Ecco che la scrittura diviene il mezzo attraverso il quale lo scrittore, ma anche il poeta, può esprimere le idee maturate insieme alle esperienze spirituali. E non a caso ho citato il termine "poeta", perché nel 1917 la sua carriera poetica riprende il volo con grande successo grazie alla pubblicazione della raccolta " La giovane parca", un poemetto ermetico in cui la protagonista rappresenta il conflitto tra coscienza e spiritualità. Dominante è l'intellettualismo che rende ostico il senso dell'opera che si riversa tutto  sulla struttura. Secondo Valèry la poesia nasce da un evento misterioso, per cui la sua poesia prende forma solo dall'ispirazione. Il compito del poeta, quindi, è quello di condurre il lettore alla partecipazione del testo attraverso la musicalità e la perfezione della forma. Ecco che nasce la " poesia pura", improntata essenzialmente sulla parola poetica, ammaliante e incantatrice .  Successivamente pubblicherà altre due raccolte di successo : "Il cimitero marino"(1920) e "Charmes" (1922). La sua carriera poetica è un enorme successo. Ottiene cariche prestigiose e al College di France istituiranno una cattedra di poetica apposta per lui. Durante l'occupazione nazista lavora come amministratore al centro universitario di Nizza, ma viene rimosso dall'incarico dal momento che si rifiuta di collaborare con il regime. La sua carriera si eclisserà in quanto costretto al silenzio. Ma l'anima libera di Valéry non verrà mai domata. Continuerà ad avere scambi di riflessione con importanti esponenti intellettuali dell'epoca, tra cui il filosofo Bergson, di origini ebraiche. In questo rapporto di amicizia e collaborazione si comprende il carattere determinato e indipendente di Valéry. Dopo il conflitto mondiale è di nuovo libero di esprimersi in pubblico ma purtroppo si spegnerà alcune settimane dopo la fine della guerra all'età di 73 anni. Verrà sepolto proprio in quel cimitero marino protagonista delle sue poesie.

Paul Valèry affermò per tutta la vita che la poesia è un fatto personale, individuale. Ogni intervento su di essa, come la parafrasi o addirittura la traduzione in un' altra lingua, è una forzatura che tradisce la valenza originaria dell'opera poetica. Ogni lettore deve essere libero di interpretare la poesia liberamente, ricavandone un proprio messaggio, un proprio significato. 



Un chiaro fuoco

Un chiaro fuoco m’abita e vedo freddamente
la violenta vita, illuminata tutta…
io non posso più amare oramai che dormendo
i suoi graziosi atti mescolati di luce.

I giorni miei, la notte, mi riportano sguardi
dopo i primi momenti di un infelice sonno,
quando sparsa nel buio è la sventura stessa,
tornano a farmi vivere, mi danno ancora occhi.

Se erompe quella gioia, un’eco che mi sveglia
ributta solo un morto, alla mia riva di carne.
E al mio orecchio sospende, il mio riso straniero

come alla vuota conchiglia un sussurro di mare,
il dubbio – sul bordo di un’estrema meraviglia,
se io sono, se fui; se dormo oppure veglio…


I Passi


Nati dal mio silenzio,
posati santamente,
lentamente, i tuoi passi
procedono al mio letto
di veglia muti e gelidi.

Persona pura, ombra
divina, come dolci
i passi che trattieni.
O iddii, quali indovino
i doni che mi attendono
sopra quei piedi nudi!

Se da protese labbra,
per’ acquietarlo, all’ospite
dei miei sogni prepari
d’un bacio il nutrimento,
non affrettarlo il gesto
tenero, dolcezza
di essere e non essere:

io vissi dell’attesa
di te, il mio lento cuore
non era che i tuoi passi.


Io condivido il suo pensiero e voi? Cosa ne pensate?




40 commenti:

  1. Bel profilo su questo poeta che conosco molto poco.
    Mi piace il fatto che gradisca tanto il grande Leonardo e lo comprendo bene.
    Scrivere poesie è sicuramente un fatto personale e libero. Leggerle ed interpretarle lo è ancor di più. Niente é certo.
    Ecco perché mi piace tanto leggere anche le impressioni di chi ne trova una spiegazione propria.
    Penso che chi ne faccia uso (in scrittura o lettura) abbia uno spirito diverso, ma non so spiegarne il perché. Né dovremmo cercarne la motivazione.
    Grazie Cristiana per tutto questo, un forte abbraccio, ciao.

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    1. Sono d'accordo Pia. Dovremmo cercare di approfondire queste motivazioni, chissà quante nuove idee verrebbero fuori.

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    2. Un grande abbraccio anche a te!

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  2. Non è possibile contestare quello che un poeta dice dei suoi versi.
    La Poesia è un viaggio nell’universo interiore, è entrare in contatto con anime affini e assorbirne l’intima essenza coinvolgendo la mente e il corpo. La Poesia è conoscenza, accoglienza, condivisione, pura essenza, ma anche illusione e disillusione, morte e rinascita.

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    1. Non è possibile contestare, lo trovo giusto. Però magari mettendo in modo l'anima, si possono cogliere significati che il poeta non aveva in mente. Ogni vissuto è unico e la poesia come un liquido prende la forma dell'anima che la ospita.

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  3. Conosco il pensiero di Valery sulla poesia e lo condivido. Ritengo che l'interpretazione debba essere sentita e personale. Spesso ho delle difficoltà con le traduzioni di autori stranieri (come la mia amatissima Emily Dickinson) e mi spiace enormemente che io possa perdere qualcosa per una traduzione che magari non coglie delle sfumature importanti nei versi, tali che avrebbero potuto darmi un'idea diversa di quel che leggo.

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    1. Concordo, purtroppo le traduzioni ci fanno perdere sfumature di pensiero e di emozioni. Il fatto è che sono necessarie, che hanno un limite è evidente.

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  4. Sono d'accordo con il suo modo di pensare. Anzi spesso la critica letteraria quasi m'infastidisce, figuriamoci le traduzioni. Però talvolta sono anche necessarie...bisogna riconoscerlo.
    Baci.

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    1. La critica letteraria espone il significato dell'opera, l'ideale, ma non è detto che non ci siano altre sfumature che la critica non riesce a cogliere. Un abbraccio.

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  5. Io sono di opinione opposta a quella di Valery nel senso che l'ispirazione ed i temi che il poeta vuole trattare sono individuali nel senso che sono quelli che lui sente di mettere in versi per una sua urgenza emotiva, ma non devono nè possono essere per forza solo introspettivi ma anzi soprattutto oggi, possono essere sociali e collettivi ed allora in quel caso, il poeta ha il compito di non "permettere" al lettore di avere una sua interpretazione, ma di fargli arrivare quella dell'artista ed il messaggio che quest'ultimo voleva e vuole comunicare, lasciando invece sempre il lettore libero di condividere o meno il contenuto della stessa. Diventa in questo caso essenziale che il lettore comprenda il messaggio del poeta e non lo travisi, salvo poi ripeto, pensando con la propria. testa, decidere se condividerlo o meno a prescindere dal fatto che possa cmq piacergli la poesia.

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    1. Non si può non prendere in considerazione la tua idea che poi corrisponde al tuo modo di fare poesia. Molto ha a che fare con il ruolo del poeta. Se il poeta è una guida per la società, un faro, allora è giusto che trasmetti il suo messaggio in maniera esplicita e su temi oggettivi, su tematiche sociali. A volte un poeta può anche trattare tematiche sociali in maniera implicita, non sono pochi i casi.

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  6. Perfettamente in linea col suo pensiero, la poesia non è neanche più nostra, appena un attimo dopo averla generata, figuriamoci di altri. La poesia, come dico sempre autocitandomi è grimaldello a scardinare cuori, se ispira è meraviglia, ma nessuno può identificarla, catalogarla, pretendere di poterne esaminare viscere e natura degli
    elementi che che la partoriscono, incubi o sogni che siano.

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    1. Giustissimo tutto quello che hai detto. E' la poesia che deve scardinare i nostri cuori e non viceversa. Se l'analizziamo troppo la riduciamo in frammenti, le togliamo l'essenza.

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  7. Io credo che il poeta metta la sua anima, nei suoi versi e voglia fare arrivare ciò che sente e prova a chi legge. Però mi rendo conto, almeno per me, che non è sempre facile arrivare al pensiero originale. Io non riesco a commentare poesie. Interessante la biografia di questo grande poeta. Un caro saluto.

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    1. Diciamo che il poeta è felice quando il lettore interpreta perfettamente la sua poesia, però si emoziona e si incuriosisce quando il lettore scorge nuovi significati. Un caro saluto anche a te.

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  8. Lo studiai un po' all'università per Letteratura Francese. Certamente "ostico" come dici, in effetti appartiene a quella categoria di poeti che non amo proprio per l'eccessivo "non detto" dei loro versi. Preferisco poeti più semplici e diretti.

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    1. Io amo quel non detto, perché può aprire a mille possibilità. Però c'è anche da dire che se il poeta è troppo ostico rischia di creare difficoltà di lettura.

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  9. Ogni cuore è unico, ogni lettura anche. Giusto, condivido il tuo pensiero. Un bacio.

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  10. concordo con la prima parte del suo pensiero.
    non penso si debba parlare di errore o verità, almeno nel mio caso.
    grazie e ciao

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    1. Forse non è un errore, sta di fatto che la poesia può avere centinaia di interpretazioni. Grazie a te, ciao.

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  11. Un autore che ho sempre sentito citare ma non ho mai approfondito!

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    1. Se le poesie che ho pubblicato ti hanno comunicato qualcosa, allora puoi pensare di approfondire la sua conoscenza.

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  12. Anch’io credo che la poesia non possa essere tradotta, per questo ho letto parecchio Shakespeare con la traduzione a fronte, lo stesso con Stendhal (usando due libri aperti), Platone, l’Imitazione di Cristo. Possiedo il Vangelo in greco e alcuni libri dell’Antico Testamento (Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoèlet, Cantico dei cantici, Sapienza, Siracide) in ebraico. La parola è indissolubilmente legata alla sua musica. Anche Eco diceva che tradurre è “dire quasi la stessa cosa”.

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    1. Vero, la traduzione non è la stessa cosa, qualcosa si perde, ci sono parole, espressioni che in un'altra lingua non esistono, oppure assumono sfumature diverse. Bello il tuo modo di accostare anche il testo originale alla lettura.

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  13. Non conoscevo questo poeta ma condivido a pieno il suo pensiero iniziale. La poesia in fondo e come un quadro, ogniuno ci vede qualcosa di diverso

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  14. Non conosco bene Paul Valéry, ma dalla biografia e da tutta la discussione che ne è scaturita, ho appreso il suo concetto di poesia e mi trovo d'accordo che la poesia è un'espressione libera ed altrettanto libera può essere la sua interpretazione, Buona serata!

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    1. Esatto, pure io credo che la poesia sia un'espressione libera, e libera deve volare a tutti che devono sentirsi liberi di sentirla come vogliono, di capirla come vogliono. Buona serata anche a te.

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  15. Probabilmente Valery è più conosciuto per i suoi aforismi.
    "Mi sono amato, mi sono odiato, e poi siamo invecchiati insieme."
    La traduzione penso sia un male necessario. Se non ci avesse pensato Umberto Eco, non avremmo in italiano "Esercizi di stile" di Queneau.

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    1. La traduzione è un male necessario, sono d'accordo. Alla fine senza traduzione non potremmo conoscere la maggior parte dei poeti esistiti ed esistenti al mondo.

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  16. In una poesia ognuno può leggervi un proprio significato, é un po’ come per le canzoni, non c’è un significato universale, anche se può sembrarlo, ognuno vi trova dentro un pezzetto di sé in base allo stato d’animo.

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    1. E' vero quanto dici, è particolare come riusciamo a cambiare il significato delle canzoni e delle poesie perchè una determinata parola ci ricorda una nostra storia che ha poco a che fare magari col significato originale del brano.

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  17. Credo che le poesie siano schegge di pensieri lasciate libere ed ognuno le raccoglie con la propria sensibilità. Conoscere però gli autori può aiutare ad avere una chiave di lettura diversa dalla nostra e può portarci a scoprire racconti o testimonianze di chi ha voluto comunicare al mondo con la poesia.

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    1. Hai detto bene, la poesia è libera, ma è necessario confrontarsi anche con l'autore, conoscere il suo pensiero, la sua poetica per imparare qualcosa di nuovo o per confrontarsi con un'idea nuova o diversa dalla nostra.

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  18. cara Caterina, sono versi scelti con la grande sensibilità che ti caratterizza!!!
    p.s. grazie per il tuo ultimo commento: per qualche strano motivo non compare sul mio blog!!!

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  19. Magnifico pezzo su un grande poeta. E belle le poesie. La poesia si presta a varie interpretazioni, secondo la sensibilità e il sentire del fruitore.

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Ti sentivo

Ti sentivo pulsare sotto la pelle. Nel tuo sguardo ascoltavo un boato silente mutarsi in poesia. Ancora sussurro la tua placida voce a sazia...