La libertà insudiciata, stuprata,
circondata da un filo spinato,
con le mani imbrattate di sangue e di fango,
con la pelle aderente alle ossa,
osservava sorgere il sole oltre la fossa,
anelando che un raggio di luce
trapassasse quel buio atroce
in cui l’onda del male triturava
la carne umana.
Le tenebre regnavano sovrane
su quelle povere teste umane.
Dalle squallide bocche dei carnefici
esalavano fetide parole di zolfo e di cenere.
L’innocente pianto dei bambini, delle donne
e degli uomini,
polvere nel vento,
si spargeva nei campi coltivati,
si posava sui tetti delle case
dove le persone vivevano ignare.
Nudi, malati, marchiati e torturati
per la colpa di non essere ariani,
perché erano ebrei, rom o omosessuali.
Cosi pensavano i loro aguzzini
artefici di quel male insulso
che nella più ostinata ignoranza trova gusto,
che sfocia le sue voglie disumane
nella ferocia più brutale.
Quella ferocia che in alcune anime,
quiescente, sempre riposa,
come un vulcano addormentato
è pronta ad esplodere ancora.
Per questo bisogna tener viva la memoria,
affinché mai più sfoderi i suoi artigli
quell'orrido avvoltoio di nome Odio.
Caterina Alagna