Il 19 aprile 2023 ci ha lasciati il cantante e comico napoletano Federico Salvatore. Due anni fa era stato colpito da un'emorragia cerebrale da cui non si era mai ripreso. È noto al grande pubblico soprattutto per le sue apparizioni al Maurizio Costanzo Show. Si definiva un cantattore perché amava inscenare, con fare anche teatrale, canzoni divertenti in cui raccontava episodi dal contenuto satirico e spesso a doppio senso, a tratti demenziali ma non sempre privi di significato, che vedevano contrapposti due personaggi: Federico, ricco, snob e arrogante, a Salvatore, un povero popolano rozzo e ignorante. Con l'album "Azz", prodotto da Giancarlo Bigazzi, nel 1995 vende 700000 copie e vince due dischi di platino.
Nel 1996, però, si presenta a Sanremo con una canzone che stupisce tutti. Il brano s'intitola "Sulla porta" e tratta un tema allora ancora definito tabù: l'omosessualità. Il testo racconta di un ragazzo che decide di fare coming out, confessando alla propria madre di essere omosessuale e di aver deciso di vivere apertamente il suo amore con l'uomo di cui è innamorato. La sua partecipazione a Sanremo, però, è destinata a diventare un caso ancora prima dell'inizio della gara. Il testo infatti viene censurato. Come racconta lo stesso Federico Salvatore in un'intervista: "Mi fu censurata la parola 'omosessuale' dal testo, fui costretto a sostituirla, ma solo la prima e la seconda serata mi auto-censurai perché la terza serata, fregandomene della censura, cantai il testo originale con la parola 'omosessuale'. All' Ariston ci fu un applauso da brividi che ancora ricordo e mi emoziona". Una decisione coraggiosa che compromette il destino della sua gara, da terzo a terzultimo, ma che conferisce alla sua immagine di uomo e di artista grande dignità per aver trovato il coraggio di urlare la verità contro una società ipocrita contraddistinta da una falsa morale.
Sulla porta
Mamma son qui con le valigie sulla porta E in macchina c’è un uomo che mi sta ad aspettare La verità lo so ti lascerà sconvolta Quell’uomo è il mio primo vero amore Con lui mi sento libero e felice Vivremo insieme abbiamo già una casa Non sono più un bambino mamma abbassa quella voce Smetti di fare la vittima indifesa Perché così hai perduto anche tuo marito Quel povero leone che scappò come un coniglio Davanti al mostro del tuo amore arrugginito E ti lasciò in ostaggio questo figlio Mamma son qui con le valigie sulla porta Con tutti i dubbi e tutti i miei casini Però mi sento forte e per la prima volta Io me ne frego degli orecchi dei vicini Sulla porta, sulla porta, quante volte mi hai fermato sulla porta Con quei falsi crepacuore che sparivano all’arrivo del dottore Mamma nella mia stanza ho messo a posto tutto Le chiavi le ho lasciate lì sulla credenza Mi mancherà il sorriso del tuo caffè a letto Quel nostro paradiso dell’infanzia Quando il mio desiderio era di piacerti E allora col rossetto e con il tuo ventaglio In bagno mi truccavo per assomigliarti Ero orgoglioso di essere tuo figlio Ma un maledetto pomeriggio dell’adolescenza Studiavo insieme a un ragazzo e per la timidezza Sentivo dentro un misto di piacere e sofferenza E mi scappò sulla sua gamba una carezza Oh mamma son stato troppo tempo qui su questa porta All’ombra dei colori della tua sottana A letto con le donne ci son stato ma ogni volta Tornavo al mio segreto come un lupo nella tana Sulla porta, sulla porta, tu sapevi e mi fermavi sulla porta E chiudevi le mie dita e i miei sogni sulla porta della vita Mamma son qui su questa porta dell’ipocrisia Con il mio posto fisso e una carriera promettente Come un perfetto esempio della media borghesia Che non può avere scandalosi sentimenti Oh mamma non capisci com’è falsa la morale La maschera di fango bagnata nell’argento Sono un diverso mamma, un omosessuale E questo tu lo prendi come un tradimento Sulla porta, sulla porta, io vorrei che tu sapessi perdonare Una volta, una volta, non buttare sulle mie ferite il sale Come adesso sulla porta che mi dici vai per te io sono morta Sono morta, sono morta, e mi sbatti sulla faccia questa porta.