"Anima potente", No alla violenza sulle donne





Donna, colonna d'oro 

che regge la vita

nel grembo e nelle ossa,

nell'anima, sensibile e deliziosa,

che assorbe l'essenza di ogni cosa,

nelle mani che sorreggono montagne

di ansie e paure,

di desideri e premure,

di pensieri pronti a navigare

su mari oscuri 

pur di approdare su terre di luce.

Donna ti affibbiarono

l'immagine della debolezza

perché ignoravano,

o forse perché temevano l'idea 

che da un tenero fiore

di vellutata carne

si generasse un altare solenne,

la luce della tua anima potente

al cui confronto

s'appassisce il bagliore delle stelle.


Caterina Alagna


Siamo esseri umani







Su questa nave  che avvolge la mia pelle

mangiata dalle paure e dal sale, 

rimbombano i pensieri, 

le preoccupazioni per la vita di chi come noi

viene definito carico residuale.

Siamo esseri umani

sopravvissuti a ogni tempesta,

alla guerra, alla fame,

ai pensieri per i figli

che chiedono di mangiare.

Siamo persone che come voi

non hanno ancora smesso di sognare,

di sperare che la nostra vita

col sacrificio nella tormenta

possa ancora migliorare.

Così andiamo incontro al mare

senza più pensare alle nostre terre usurpate,

ma apprestandoci a costruire un futuro

per noi e per i nostri figli,

esattamente come voi vi preoccupate

per i vostri figli.

Ma vi pare che veniamo da voi 

per sport, per bighellonare, per il gusto di rischiare

di perdere la nostra vita in mare?

La nostra terra è piena di ricchezza

portata via,

è piena di dolcezza dal retrogusto amaro

e a malincuore la lasciamo,

e ogni istante nel cuore la pensiamo,

e piangiamo, esattamente come piangete voi

quando emigrate,

quando per lavoro o per studiare

siete costretti a lasciare i vostri affetti più cari,

le vostre terre amate, per andare in America,

in Scandinavia o in posti più lontani.

Anche noi piangiamo perché non possiamo

più vedere le nostre madri, i nostri amici,

perché non possiamo più sentire

le carezze delle mani familiari

e sappiamo che solo lavorando duramente

e mangiando la polvere 

forse un giorno potremmo di nuovo 

rannicchiarci nell'alcova sicura

di un abbraccio materno.

E noi lo accettiamo,

accettiamo di lavorare con fatica,

di sacrificarci per poter vivere e amare,

e poi amare ancora.

Già un sorriso dà calore alle mie labbra

se penso che mio figlio potrà studiare,

coltivare i suoi sogni, e magari innamorarsi,

crearsi una famiglia con meno affanni. 

Quanto vorremmo restare nei nostri paesi,

nei luoghi familiari che ci hanno visto nascere,

che ci hanno cullato quando abbiamo emesso

i nostri primi vagiti,

che ci hanno accompagnato nella crescita.

Noi, come voi, amiamo la nostra terra

anche se è preda ogni giorno della tempesta,

della sofferenza, della fame cruenta,

del dolore senza sosta.

Ma ancora non ci abbandona la speranza,

e così ci immettiamo su un gommone

sapendo  quanto sia rischioso affrontare il mare.

Pensate a quanto sia difficile la nostra vita

se per poterla migliorare 

corriamo il rischio di annegare.

Abbiamo ancora voglia di toccare la terra con mano,

perché in fondo  su questa terra i confini degli Stati non sono naturali,

sono definiti dagli uomini,

la terra è di tutti anche se purtroppo questo pensiero 

fatica a diventare universale.

Intanto restiamo qui su questa nave,

a mangiare sale e ancora sale,

ma sappiate che non avete spento

la nostra voglia di sognare.


Caterina Alagna


La "poesia pura" di Paul Valéry


"I miei versi hanno il significato che gli si presta. Quello che gli ho dato io non serve che per me, e non lo credo opportuno a nessuno. È un errore contrario alla poesia il pretendere che a ogni componimento corrisponda un significato vero, unico e conforme o identico a qualche pensiero del poeta".

Paul Valéry


Ambroise Paul Toussaint Jules Valery nasce a Sete il 30 ottobre del 1871. Il padre, Barthélemy, è un controllore delle dogane di origini corse, la madre, invece è la genovese Fanny Grassi, figlia del console del Regno di Sardegna a Sete. Dopo aver frequentato il liceo, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Proprio negli ambienti universitari avrà l'occasione di conoscere Mallarmè e altri esponenti importanti del mondo culturale dell'epoca. Si avvicina alla poesia e pubblica alcuni componimenti poetici che risentono di tutti gli influssi intellettuali del Simbolismo. Per lui la poesia è un gioco di intelligenza,  un chiaro segno dell'altezza dello spirito. Purtroppo nel 1892 la sua ispirazione poetica subisce un duro colpo: l'amore del poeta per una ragazza spagnola e una profonda crisi interiore lo porteranno a ripudiare la scrittura che definisce, addirittura, una vanitosa forma di autoaffermazione personale. Lui stesso chiarirà in seguito, in un saggio su Poe, di aver avuto quella che lui chiama " una crisi dello spirito" dipesa dalle paure e le incertezze dei suoi vent'anni.  Crisi che lo porta ad annotare quotidianamente su un diario tutte le sue riflessioni con lo scopo di un ottenere un rigido controllo sul suo intelletto. In questi diari,  che verranno pubblicati solo dopo la sua morte, riporterà tutte riflessioni filosofiche, estetiche e antropologiche. In realtà Valéry, pur allontanandosi dalla poesia, non l'abbandonerà mai del tutto. Nel 1894 si trasferisce a Parigi e lavora come redattore presso il Ministero della Guerra. Sono anni che vedono proliferare la sua scrittura . In tal senso sono importanti alcune opere che mettono in luce il suo ideale estetico: " Introduzione al metodo di Leonardo da Vinci" ( 1895) e "Serata con il signor Teste" ( 1896). Per quanto riguarda la figura di Leonardo, c'è da dire che Valèry ne è davvero affascinato. Per lui Leonardo è il vero eroe dell'intelletto in quanto capace di osservare il mondo con uno sguardo eclettico : di poeta, di pittore, di scienziato, di inventore, di naturalista, di fisico. Teste invece non è altri che una trasposizione dello stesso poeta. Figura leonardesca che ha una vita del tutto immaginaria: grazie all'immaginazione egli riscopre le leggi dello spirito. Ecco che la scrittura diviene il mezzo attraverso il quale lo scrittore, ma anche il poeta, può esprimere le idee maturate insieme alle esperienze spirituali. E non a caso ho citato il termine "poeta", perché nel 1917 la sua carriera poetica riprende il volo con grande successo grazie alla pubblicazione della raccolta " La giovane parca", un poemetto ermetico in cui la protagonista rappresenta il conflitto tra coscienza e spiritualità. Dominante è l'intellettualismo che rende ostico il senso dell'opera che si riversa tutto  sulla struttura. Secondo Valèry la poesia nasce da un evento misterioso, per cui la sua poesia prende forma solo dall'ispirazione. Il compito del poeta, quindi, è quello di condurre il lettore alla partecipazione del testo attraverso la musicalità e la perfezione della forma. Ecco che nasce la " poesia pura", improntata essenzialmente sulla parola poetica, ammaliante e incantatrice .  Successivamente pubblicherà altre due raccolte di successo : "Il cimitero marino"(1920) e "Charmes" (1922). La sua carriera poetica è un enorme successo. Ottiene cariche prestigiose e al College di France istituiranno una cattedra di poetica apposta per lui. Durante l'occupazione nazista lavora come amministratore al centro universitario di Nizza, ma viene rimosso dall'incarico dal momento che si rifiuta di collaborare con il regime. La sua carriera si eclisserà in quanto costretto al silenzio. Ma l'anima libera di Valéry non verrà mai domata. Continuerà ad avere scambi di riflessione con importanti esponenti intellettuali dell'epoca, tra cui il filosofo Bergson, di origini ebraiche. In questo rapporto di amicizia e collaborazione si comprende il carattere determinato e indipendente di Valéry. Dopo il conflitto mondiale è di nuovo libero di esprimersi in pubblico ma purtroppo si spegnerà alcune settimane dopo la fine della guerra all'età di 73 anni. Verrà sepolto proprio in quel cimitero marino protagonista delle sue poesie.

Paul Valèry affermò per tutta la vita che la poesia è un fatto personale, individuale. Ogni intervento su di essa, come la parafrasi o addirittura la traduzione in un' altra lingua, è una forzatura che tradisce la valenza originaria dell'opera poetica. Ogni lettore deve essere libero di interpretare la poesia liberamente, ricavandone un proprio messaggio, un proprio significato. 



Un chiaro fuoco

Un chiaro fuoco m’abita e vedo freddamente
la violenta vita, illuminata tutta…
io non posso più amare oramai che dormendo
i suoi graziosi atti mescolati di luce.

I giorni miei, la notte, mi riportano sguardi
dopo i primi momenti di un infelice sonno,
quando sparsa nel buio è la sventura stessa,
tornano a farmi vivere, mi danno ancora occhi.

Se erompe quella gioia, un’eco che mi sveglia
ributta solo un morto, alla mia riva di carne.
E al mio orecchio sospende, il mio riso straniero

come alla vuota conchiglia un sussurro di mare,
il dubbio – sul bordo di un’estrema meraviglia,
se io sono, se fui; se dormo oppure veglio…


I Passi


Nati dal mio silenzio,
posati santamente,
lentamente, i tuoi passi
procedono al mio letto
di veglia muti e gelidi.

Persona pura, ombra
divina, come dolci
i passi che trattieni.
O iddii, quali indovino
i doni che mi attendono
sopra quei piedi nudi!

Se da protese labbra,
per’ acquietarlo, all’ospite
dei miei sogni prepari
d’un bacio il nutrimento,
non affrettarlo il gesto
tenero, dolcezza
di essere e non essere:

io vissi dell’attesa
di te, il mio lento cuore
non era che i tuoi passi.


Io condivido il suo pensiero e voi? Cosa ne pensate?




"La percezione dell'indistinto", di Giulia D'anca

Per la mia rubrica "Conosciamo un poeta", vi presento la poetessa Giulia D'Anca, autrice della raccolta poetica "La perce...