Per la rubrica "Conosciamo un poeta" oggi ho il piacere di presentarvi la poetessa Margherita Giacalone, autrice della raccolta "Luce Obliqua", Robins Edizioni, 2023. È nata e vive a Mazara del Vallo, è sposata e ha due figlie. Laureata in linguistica moderna, nella vita si occupa di Stakeholder Relationship e di amministrazione. Appassionata della lettura, ha un amore sconfinato per la poesia. Ha ricevuto una menzione di merito con il testo La Pace per il Terzo Premio Internazionale Dostoevskij. È presente, inoltre, nell'antologia "Parole in fuga" (Prima Edizione Aletti) con la poesia "Portami con te" e nella raccolta "Quaderno di Poesie", 2023, edita da Robins Edizioni.
Mattino
L'alba ti prende per mano
questa luce fioca che pervade
dissemina il tuo nulla
in inediti rami a slegare
tignole del passato
Ti prende per mano
dalle fenditure della roccia
come un filo d'erba
in una danza di voci
sottili di primavera
Dice: -ora esci
dai nascondigli dei dirupi
per cospargere dalla tua cassa
una nuova stagione
Non appena ci si immerge nei versi di Giacalone, si viene piacevolmente travolti dal suo stile aulico e ricercato cosparso da un diffuso arcaismo linguistico che conferisce prestigio all'opera. La poetessa s'immerge nelle profondità dell'animo umano, quasi a sviscerare i simboli quotidiani, arrivando a toccare la vera essenza delle cose, col fine di restituirle in una luce che ne esalti il senso e il significato spirituale. Scava oltre le apparenze Margherita Giacalone. La sua raccolta vuole essere una risposta, una voce alternativa al vivere superficiale dei nostri tempi, dove conta solo ciò che appare, dove l'essenza umana è quasi storpiata, alienata dalla realtà digitale: avvinghiate ai dispositivi elettronici, le persone dimenticano di vivere.
Nativi digitali
Occhi chini sui dispositivi elettronici
in questo globo curvo
dove non passano
spiragli di linfa ne solcatura
solo uno scemare di legame di corpi
trepidi come il brusire delle foglie
E nel baratro della notte
fanciulletti aggrovigliati
al gelo della solitudine sfamati
da corpi di metalli distopici
Fuori l'aria che urla
il profumo delle vite
dei rami, il frinire delle cicale
e i sussurri delicati dei colibrì
appollaiati sui rami
Sotto la luce rossastra tesa
nell'ombra della sera
e la madida rugiada per aria azzurra.
La realtà digitale ci distrae dalla realtà quotidiana e dalla bellezza della natura. E proprio la natura ricorre più volte nelle poesie della silloge, mediante l'uso di sostantivi e aggettivi i quali, creando una scenografia genuina, svelano gli aspetti celati dell'anima. Per meglio dire, la natura è lo specchio in cui si riflette l'immagine sommersa dell'animo umano, il lato intimo che non viene mostrato in superficie. Non manca l'elemento divino che rappresenta un punto di riferimento. Dio è il principio eterno e indissolubile che si contrappone alla sostanza effimera delle cose terrene. La fede, quindi, è una colonna su cui appoggiarsi per far fronte a una realtà scombussolata, caratterizzata da bruschi mutamenti e dalla paura sempre presente della morte.
Misericordia
Se qualcuno
vi domandasse
che cos'è l'eterna
Misericordia lasciate
guardare i vostri occhi
che volano verso
Il desiderio di Dio
Se qualcuno
vi domandasse
perché esiste la morte
non parlare di ciò
che è invisibile perché
la carne terrena non comprende
è passeggera
Ma il sangue del Divin Figlio
ha squarciato il velo
della luce effimera
E la farfalla con le sue
flebili ali
annunciano il profumo di rose
in gaiezze al cuore
preconizzando l'eterno amore
I versi scorrono liberi e sembrano non necessitare della punteggiatura, forse per concedere spazio alla diffusione della luce che esalti i sentimenti più puri e segreti, propri dell'essenza umana.