Estate rossastra

Anche se sono stata quasi sempre attiva sul blog, agli inizi di luglio mi son concessa una piccola vacanza ad Amalfi. Devo dire che, pur abitando vicino alla costiera, è la prima volta che ci sono andata in vacanza. Negli anni passati ho scelto altre mete. Quest'anno non mi sentivo di andar troppo lontano. E' stata una breve esperienza, essendo Amalfi eccessivamente costosa, ma ovviamente la costiera è sempre la costiera.  Ragione per cui non mi dilungo nel descrivere il posto, vi lascio alla lettura della poesia e alla visione delle foto.

 

 

Estate rossastra

 

Giorni biondi dai ramati riflessi

lambirono le soavi sponde della mia pelle, 

che affamata di passione marina

alle sacre onde si concesse,

sciolsero le gocce di brina,

malinconiche figlie di un arido inverno

che un'intera estate durò.


Rapito da trame di cielo rossastre,

planava il mio cuore perduto nel vento,

avvinto nell'abbraccio dorato

di un tramonto nascente,

ombra lontana di una stella vivente

che sulle sponde del cielo approdò.


Il dolce effluvio di un mare d'argento,

estasiato di spruzzi soffiati nel vento,

i miei saturi pensieri d'inverno 

in un solo respirò bruciò.

Fagocitò d'un tratto dolorosi ricordi

dall'amaro singulto cianotico,

vivo impulso di un mondo morente

che sempre pulsa nell'oceano della mente.

 

Caterina Alagna
















 






 

 




























 






Il bisogno di libertà

Lucio Battisti nasce il 5 marzo 1943 a Poggio Bustone, un piccolo paese in provincia di Rieti, da una famiglia piccolo borghese. Ancora bambino si trasferirà prima a Vasche di Castel Sant'Angelo e poi a Roma. Molto poco si sa dell'infanzia di Lucio. Dal carattere estremamente riservato, non lascerà molte interviste e tenderà sempre a proteggere la sua vita privata. Si sa che a Roma frequenta le scuole elementari e medie, conseguendo nel 1962 il diploma di perito industriale. Fin da piccolo non nasconde la sua passione per la musica e per la chitarra. Con gli anni della maturità per Lucio diventa sempre più chiaro quel che è il suo obiettivo: diventare un cantante. Nel 1962 entra a far parte come chitarrista di un piccolo complesso musicale, "I mattatori". Arrivano i primi guadagni ma non sono abbastanza, così decide di lasciare il gruppo per entrare a far parte di un altro complesso musicale, " I Satiri". Una scelta che gli permetterà di andare in tour all'estero dove avrà l'occasione di  conoscere la musica di Bob Dylan. Questa esperienza sarà significativa anche perché gli consentirà di capire di non essere un musicista adatto ai gruppi musicali. Decide così di intraprendere la carriera solista e di tentare il successo a Milano. Nel 1965 arriva l'incontro che segnerà il suo destino, quello con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol. I due iniziano un sodalizio che durerà per ben 15 anni, grazie al quale regaleranno alla musica alcune delle canzoni più belle mai scritte. Pur facendo musica d'autore, in effetti, Lucio non è un cantautore ma più un musicista, o per meglio dire, un grande musicista. Prima di conoscere Mogol scrive alcuni testi, ma ben presto si accorge che le parole sono troppo deboli per sposarsi con la sua musica.  Nel 1968 arriva il successo grazie alla canzone "Balla Linda", a cui seguiranno "Un'avventura" nel 1969, brano che presenterà a Sanremo, e la canzone che gli consentirà di ottenere il successo definitivo, ovvero "Acqua azzurra Acqua chiara" che porterà nell'estate seguente al Festival Bar. Gli anni più importanti della sua carriera musicale sono senza dubbio gli anni '70 e '80, anni in cui regalerà alla musica italiana dei brani immortali e ineguagliabili, quali "La canzone del sole", "I giardini di marzo", " Anche per te", " E penso a te", " Il mio canto libero". Veri e propri capolavori che finiscono sempre in testa alle classifiche. Artista musicalmente eclettico, spazia in tutti i generi musicali, dalla musica leggera al rock progressive, dalla canzone d'autore al rock psichedelico, dalla musica dance a quella elettronica. Dopo  la rottura con Mogol inizia una nuova collaborazione con il paroliere Pasquale Panella. La differenza tra i due periodi è lampante, ma il genio di Lucio resta invariato. I testi scritti da Panella sono di difficile interpretazione e anche la musica perde la sua vena pop. Gli album con Panella sono grandi capolavori che però possiamo definire di nicchia. Le parole costruite su una sintassi a volte contorta, a limite del non sense,  non arrivano  a tutti. Nonostante ciò, gli album avranno delle buone vendite. Purtroppo nel 1998 per cause mai chiarite, Lucio Battisti, dopo aver trascorso diversi in giorni in terapia intensiva, muore a soli 55 anni. Una grande perdita per la musica. Qualcuno ha detto che con la morte di Lucio Battisti sia morta metà della musica italiana. Quel che è certo è che Lucio Battisti è stato uno dei più grandi musicisti e cantanti italiani e che, senza ombra di dubbio, la sua musica è destinata all'eternità.

Il brano che ho scelto non è molto famoso, ma un vero appassionato di Lucio sicuramente lo conosce. Sto parlando della canzone "L' aquila". Scritta per Bruno Lauzi, viene pubblicata nel 1971. L'anno successivo anche Battisti la interpreterà inserendola nell'album " Il mio canto libero". Il brano tratta vari temi. Quello principale è la libertà. Il protagonista nella prima strofa si trova ad osservare la discrepanza tra la sua vita personale e il mondo. L'autore è attanagliato da una grande sofferenza perché non riesce a trovare il senso della vita. Rivolge il suo sguardo al mondo in cerca di una saliente risposta ma tutto ciò che ottiene è indifferenza. Il mondo continua imperterrito il suo percorso, la sua vita, senza prestare attenzione alla sofferenza dell'autore. Un mondo freddo che non riesce a dargli il senso della vita, senso che non ottiene neppure dall'amore. Nella seconda strofa infatti si capisce che l'autore ha problemi d'amore. Emblematici in tal senso sono i versi " E questo verde mondo/indifferente perché/ da troppo tempo ormai /apre le braccia a nessuno/come me che ho bisogno/di qualche cosa di più/che non puoi darmi tu".  Quel che più è chiaro  è che l'autore ha bisogno di respirare la libertà. La libertà predomina persino sull'amore. Non è possibile modificare o plasmare una persona a nostro piacimento, se la si ama veramente la si lascia libera di essere quel che è. L'autore vuole essere libero da regole, obblighi e  impedimenti che gli impedirebbero di essere sé stesso. Il senso della canzone è racchiuso tutto nei versi " Ma come un'aquila può/ diventare aquilone/ che sia legata oppure no/ non sarà mai di cartone". Al primo ascolto non si può non essere d'accordo con l'autore, ma riflettendo, è davvero possibile amare liberamente senza dover mai scendere a compromessi? Sicuramente non si può e non si deve cercare di cambiare l'altra persona, se la si vuole cambiare a proprio piacimento credo che non la si ami sul serio. Voler cambiare l'altro ad ogni costo è indice di volontà di possesso, piuttosto che di amore.  Ma la vita di coppia è così complessa, così piena, a volte, di incomprensioni. Quando si ama una persona è giusto, se non cambiare, smussare almeno alcuni lati spigolosi del nostro carattere per farle piacere, per lenire un po' il fastidio che prova dal nostro comportamento? Io credo che l'amore chieda di rinunciare a un po' di noi, a un po' della nostra  libertà. E voi, che ne pensate? Non intendo dilungarmi oltre, vi lascio all'ascolto di questo meraviglioso brano.
 
 
Il fiume va
Guardo più in là
Un'automobile corre
E lascia dietro sé
Del fumo grigio e me
E questo verde mondo
Indifferente perché
Da troppo tempo ormai
Apre le braccia a nessuno
Come me che ho bisogno
Di qualche cosa di più
Che non puoi darmi tu
Un'auto che va
Basta già a farmi chiedere se io vivo
Mezz'ora fa
Mostravi a me
La tua bandiera d'amore
Che amore poi non è
E mi dicevi che
Che io dovrei cambiare
Per diventare come te
Che ami solo me
Ma come un'aquila può
Diventare aquilone
Che sia legata oppure no
Non sarà mai di cartone, no
Cosa son io non so
Ma un'auto che va
Basta già a farmi chiedere se io vivo
Basta già a farmi chiedere se io vivo
Il fiume va, sa dove andare
Guardo più in là in cerca d'amore
Un'automobile corre, non ci son nuove terre
E lascia dietro sé
Del fumo grigio e me
E questo verde mondo nel quale mi confondo
Indifferente perché
Da troppo tempo, ormai
Apre le braccia a nessuno
Come me che ho bisogno
Di qualche cosa di più
Che non puoi darmi tu
Ma un'auto che va
Basta già a farmi chiedere se io vivo
 
 


 

Ti sentivo

Ti sentivo pulsare sotto la pelle. Nel tuo sguardo ascoltavo un boato silente mutarsi in poesia. Ancora sussurro la tua placida voce a sazia...