SonderKommando



La mia poesia per la Gionata della Memoria è dedicata ai SonderKommando, gruppi speciali di deportati ebrei col destino più atroce. Erano obbligati a collaborare con le SS nel processo di sterminio di altri ebrei deportati. Venivano costretti ad accompagnare le persone alle camere a gas, a spogliarle, a recuperare i loro effetti, a raccogliere, poi, i cadaveri per portarli ai forni crematori. Ovviamente, venivano uccisi ugualmente e sostituiti. Pochi i SonderKommando sopravvissuti.


Sono un numero,

uno straccio di carne.

Accompagno gli altri alla morte 

e sparpaglio nel vento

polvere di ossa e preghiere.

Sono un numero,

un'anima amputata

genuflessa al volere delle SS

che mi hanno incollato sulla pelle

il destino del carnefice.

Le mie esili membra trascino a fatica

mentre conduco alla cenere

perfino i miei cari.

Sono un Sonderkommando,

un atroce gesto di paura e coraggio,

un diabolico espediente del nazismo

che riversa su di me, germoglio innocente,

le luride colpe di quest'abominio.

Sono un Sonderkommando,

ma non vi illudete,

anche io son svanito bruciando

e a quelli come me sopravvissuti

so che nel cuore abbondano mucchi di cenere

e le grida strazianti dei morti

che ci hanno sventrato l'anima.


Caterina Alagna

18 commenti:

  1. Mi sembra di vedere l'uomo incatenato che poteva girarsi camminando come una cane e costretto a imitarlo abbaiando quando passava qualcuno.
    Una atrocità pazzesca.
    Brava Caterina.

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    1. Un’atrocità davvero pazzesca . Grazie, Gus di aver apprezzato I miei versi.

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  2. Versi che esprimono concretamente l'orrore più grande del nazismo: distruggere esseri umani mentalmente, prima ancora che fisicamente.

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    1. Esattamente, la vera morte è quella dell'anima. Uccidevano l'anima delle persone prima ancora dei corpi

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  3. Quanta crudeltà !! Mi chiedo sempre come sia stato possibile che accadesse tutto ciò !!Brava Caterina, un saluto

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    1. Grazie Mirtillo! È accaduto perché è stato qualcosa che è cominciata molto lentamente. Si uccideva l'anima delle persone e si spegneva il pensiero.

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  4. Primo Levi li definì "corvi del crematorio" in Sommersi e Salvati. Fu estremamente sprezzante nei loro confronti. Ma io ho sempre pensato che il loro fosse stato il destino più orrendo. Una poesia dura e perfetta per questa occasione. Grazie Cate.

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    1. Condivido con te, il loro era il destino peggiore. Grazie di aver apprezzato i miei versi

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  5. Come un destino ad insistere ancora oggi. Potremmo farne a meno, un giorno?

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  6. Straordinaria sia per la sua forza espressiva che per il tema, un lato di questo orrore quasi mai trattato e da te ripreso magistralmente.

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    1. Grazie infinite, Daniele, di aver apprezzato i miei versi e la mia volontà di spostare lo sguardo su questa parte di orrore che viene quasi dimenticata

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  7. È una delle tue più belle in assoluto. Col tuo permesso vorrei leggerla ai miei alunni.

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    1. Che onore che mi fai, cara Luz! Certo che la puoi leggere, come potrei dirti di no, ti ringrazio di cuore ❤️❤️

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